- Pubblicata il 08/10/2018
- Autore: Servo
- Categoria: Racconti erotici sottomissione
- Pubblicata il 08/10/2018
- Autore: Servo
- Categoria: Racconti erotici sottomissione
MAIALINO ovvero sottomesso dalla ex - Milano Trasgressiva
Ok, me la sono cercata. Erano mesi che continuavo a tornare a casa della mia ex. Lei mi aveva mollato, era stata sposata e adesso che era nuovamente sola mi chiamava per tenerle compagnia. Niente sesso nel modo più assoluto, ma spesso dormivo da lei. Nello stesso letto. Quel sabato mattina, non so cosa le sia preso, stavo sparecchiando dalla colazione, avevo in mano le tazze, i biscotti, lo zucchero e non so cosa altro e lei, che era ancora seduta a bere il caffè, mi prende per l'elastico dei pantaloni del pigiama, io mi fermo, lei mi abbassa i pantaloni e mi dà una sculacciata. Così senza motivo. Non mi aveva mai toccato così in intimità da quando ci eravamo lasciati. Io mi stravolgo un attimo. Non me lo aspettavo. Ero contento di sentire le sue mani sul mio sedere, erano mesi che le sbavavo dietro, sperando in un contratto e la sua indifferenza per il mio essere maschio era ben più umiliante di uno schiaffo sul culo. Senza muovermi, con le mani occupate, un po' inebetito le chiesi semplicemente: " perché? Che ho fatto?" Praticamente legittimando che vi potesse essere un mio comportamento che avrebbe potuto giustificare le sue sculacciate. E lei, quasi distrattamente mi fa " così, perché mi andava... perché ti dà fastidio?". La verità è che non mi dava fastidio affatto, anzi. Allora farfugliai qualcosa e lei proseguì senza ascoltarmi "e poi anche se ti desse fastidio, che importanza avrebbe. Io sono una donna e tu devi ringraziarmi" e così dicendo mi calò nuovamente i pantaloni sul dietro e mi colpì con uno schiaffone più forte, poi uno ancora più forte al secondo guaii " aiha" e allora me ne dette un terzo ancora più forte. Non mi pareva vero. Era eccitante. Io non mi potevo difendere con le mani occupate e dovevo essere proprio ridicolo con tutti quegli impicci in mano a prendere sculacciate sulle natiche nude. Dissi ancora "aiha, ma perché?" E lei mi disse " invece di protestare dovresti baciare le mani che ti sculacciano" e così dicendo, con non curanza alzò le mani verso la mia bocca, forse senza credere neanche lei che lo avrei potuto fare veramente. Io completamente offuscato dall'eccitazione con il pisello duro che si ergeva visibilmente dentro i pantaloni del pigiama, mi rendevo conto che stavo per passare un limite dal quale sarebbe stato difficile tornare in dietro salvando la faccia, ma umiliato per umiliato, almeno stavo godendo...mi abbassai verso le sue mani e gliele baciai. In quel momento lei deve aver visto il bozzo nei pantaloni e con un tono che mostrava un po' di compiacimento, mi disse " e poi mi sembra proprio che ti piaccia, vero?" Non potevo negare, lei lentamente mi abbassò ancora i pantaloni ed iniziò con le unghie ad accarezzarmi le natiche "ti eccita essere sculacciato da me vero?" Passava l'unghia sul solco del mio di dietro dando un senso di sodomizzazione, di potere tale che mi dovetti trattenere dal gemere. Spingendo un po' col dito all'altezza dell'ano, ribadì con tono più duro "ti piace essere sculacciato da me?" E guardava la protuberanza del mio membro sempre più turgido. Ed io, senza più scampo ammisi " sì Michela, mi piace essere sculacciato da te". Mi sentivo dire delle parole che mai avrei creduto. Non solo era vero, ma l'avevo anche ammesso. E lei approfittò completamente della situazione mi disse di chiederglielo e lei mi avrebbe soddisfatto. Ed io "sculacciami per piacere, Michela" e lei mi diede uno schiaffetto su una chiappa. Capii cosa voleva ed iniziai a pregarla di sculacciarmi più forte e lei mi fece appoggiare al tavolo piegandomi in avanti e allargando il campo delle sue sberle ed io ad ogni colpo ripetevo "si, sì, sììììì". Poi si alzò nella sua camicia da notte corta a metà coscia e si andò a sedere sul divano dicendomi " se ti piace così tanto, polletto, invece di baciarmi le mani forse sarebbe il caso che mi leccassi i piedi. Così sbracata sul divano con i piedi appoggiati sul tavolino aspettava che glieli leccassi per ripagarla delle sculacciate che mi aveva inflitto.
Finii di sparecchiare attendendo il momento di appoggiare le labbra sulle dita dei suoi piedi e poi leccare la pianta dei suoi piedi. La guardai dall'alto, la mia erezione si era un po' placata sistemando il tavolo e pensando ad altro. Adesso, osservare il suo corpo nascosto solo in parte dalla vestaglietta, che mostrava le sue curve e spesso la sua pelle in zone generalmente coperte. "Sei bellissima" mentre il mio cazzo ricominciava ad esporsi da dietro la stoffa del pigiama. "lo vedo che ti piaccio. Ma non farti strane idee, tu sei qui solo per leccarmi i piedi, comincia" Mi misi ai suoi piedi, guardato con soddisfazione dalla mia ex donna. La sua camicia da notte sedendosi si era alzata e vedevo le sue cosce fino alla fine, subito dopo c’era la sua farfallina. Chissà cosa potevo fare per poter ottenere la concessione di leccare anche quella. Che duro il mio pene. Che piacere leccarle i piedi. E lei subito mi vide che ci provavo gusto e mi disse. "Adesso continua e non smette finché non ti dico di smettere, però visto che ti eccita tanto e l'idea che tu per avere una cosa che ti fa piacere ne fai un'altra che ti dà piacere non mi va, penso che dovrai ripagarmi per questo doppio piacere che ricevi”. Era assurdo che essere sculacciato per me fosse un premio e che leccarle i piedi era un ulteriore premio. Ed era assurdo che fosse vero e che anche io mi sentivo in dovere di ripagare tanta misericordia. Ma subito credetti di capire come avrei ripagato. Mentre ero lì che leccavo e baciavo i suoi preziosi piedi la senti dire" ciao bella, sai chi c'è qui? C'è Tullio e sai cosa sta facendo? Mi sta baciando i piedi, e sai perché? Perché gli piace essere sculacciato e allora, per poter essere sculacciato mi deve leccare i piedi. E come li lecca con piacere. È tutto eccitato e questo non mi va.... ti giuro, in questo momento, ahahah. Sì l'ho sculacciato e gli piace. E gli piace anche baciarmi i piedi". Era al telefono con Chiara. Quando eravamo fidanzati uscivano spesso con Chiara e Gianluca. Era veramente umiliante che stesse raccomando quello che le stavo facendo a Chiara, "No, quando stavamo insieme mai... Sculacciarlo è divertente" mi fermai. E col viso tra i suoi piedi, dai quali faticavo a staccarmi, la guardavo. Aveva allargato un po' le gambe e vedevo un po' di pelo del pube, il suo corpo sdraiato, il suo seno malcelato, e il suo volto sorridente e le sue labbra eccitanti che mi schernivano al telefono con l'amica. " ricomincia, chi ti ha detto di smettere?" io continuando a guardarla presi a leccarle la punta degli alluci" Allora bisogna capire cosa fargli perché ripaghi il piacere di leccarmi i piedi ed il piacere di sentire i miei schiaffoni sul culo. Come non ci credi, allora ti mando una foto. Mi puntò il telefono ed io non riuscii a smettere di leccare quel ben di Dio, fece una foto mentre le tenevo un piede tra le mani e le leccavo le dita. Questo proprio non lo avevo previsto. Mi sembrava che adesso, con anche la foto potessimo considerarci pari." Ahaha" fece lei al telefono con la sua amica dopo averle inviato la foto, “adesso gliene faccio una mentre lo sculaccio" poi a me " vieni qui che ti sculaccio, vuoi essere sculacciato?" Lo disse alzando la voce ed alzò il telefono per farmi capire che dovevo farmi sentire anche da Chiara. Con questa e con la foto ci saremmo potuti considerare veramente pari "ti prego sculacciami" dissi senza starci troppo a pensare. "Adesso lo sculaccio e ti mando un video" aiuto era già diventato un video. Ero eccitatissimo con il sedere di fuori in attesa di prendere sculacciate ripreso da Michela, con Chiara al telefono e poi sicuramente Gianluca avrebbe visto il video, visto che loro stavano ancora insieme. Ma le due amiche avevano ripreso a parlare, e a ridacchiare e alla fine Michela mi fa " vai alla credenza, tra i mestoli c'è la paletta larga che serve per prendere le patate, quella di plastica. Prendi quella e portarla. Io ubbidii senza farmi domande. Stupidamente non mi passò neanche l'idea che servisse per sculacciarmi. Gliela portai e poi lei mi disse con gran calma" adesso girati, calati i pantaloni fino ai piedi, .... però il tuo pisello dritto mi fa un pò schifo, mettiti qualcosa davanti, aspetta, " andò a prenderne un calzino sporco, me lo fece annusare dicendo che era della cugina e che ieri avevano fatto una partita a tennis, la conoscevo sua cugina, una gran figa, che puzza inebriante... e poi mi disse di mettermelo sul pene che proprio non lo voleva vedere. Mi infilai il calzino come un grosso preservativo, prendendo anche le palle e per non farlo cadere mi diede un elastico per capelli che lo misi alla base. Poi si fermò e mi disse " il fatto che tu ti ecciti a farti sculacciare è divertente, ma sinceramente mi fa un po' schifo. Puoi fare qualcosa? " ma che umiliazione. No non volevo più andare avanti, "lasciamo perdere, dai, è stato divertente finché è durato, ma che ci faccio così conciato in casa tua" ma lei mi fermò " zitto un attimo scemo, non ti preoccupare del tuo cazzo dritto" intanto iniziò ad accarezzarmi il culo con la paletta da cucina " finché ti divertivi andava bene? Adesso fatti vedere anche da Chiara che sta aspettando da mezzora". Mi stavo eccitando nuovamente, Michela era interessata a me. "Adesso ti faccio una video chiamata" poi nuovamente a me tornando ad accarezzarmi con la paletta " appoggia le mani a terra, cagnolino, mostra bene queste chiappe" io ubbidii acciecato dall’ eccitazione e lei continuò sempre più ad accarezzarmi con quell'arma e a passarmela di taglio tra i glutei e sull'ano, poi mi disse" allora cosa vuoi che faccia con questo arnese?" Me lo portò alla bocca "bacialo" ed io lo baciai, allora alla sua amica disse "lo stai vedendo?" E lei " sì lo vedo, lo vedo". Poi di nuovo Michela, a me, passandomi la paletta sul viso, perché io la potessi baciare e leccare, con tono duro mi chiese ancora "chissà chi devo fare con questo" ed io inebriato " sculacciami, sculacciami" e lei davanti a Chiara che guardava uomo col sedere a pecorina esposto mi colpì rudemente sulle natiche. "Ahia, ancora ancora" e allora me ne diede un altro ed un altro ancora. "Ti piace?" "Sì continua ti prego" e lei "e non ti fa male?" " oh sì moltissimo" e le due scoppiarono in una risata, poi Michela mi stuzzicò ancora l'ano con il taglio della paletta da cucina ed io mi inarcai per sentirlo meglio. Non sapevo di essere così sensibile lì. Poi mi colpì ancora per un po'. Io avevo il sedere in fiamme, ed ogni colpo era sempre peggio. Questo mi eccitava esponenzialmente. Quando smise sentivo il sedere pulsare dal dolore. "Adesso sarai soddisfatto, aspetta che ti passo una amica" mi passò il telefono. Chiara era proprio bona, ma non era il mio tipo, sempre acida, come una bambina viziata, tra noi c'era una certa competizione. Doveva essere stata una grande conquista per lei vedermi così degradato. Infatti cominciò così" ahah, ciao" "ciao Chiara" " come stai? Quanto tempo? La tua padrona ti ha fatto proprio un culetto rosso, ti è piaciuto maialino?" Maialino mi ci aveva chiamato una volta che mi ero sporcato col panino del McDonald, ed io mi ero incazzato tanto, ed era rimasta una litigata storica. Si fece una bella risata del fatto che adesso mi poteva chiamare maialino. "Mi fai un po' schifo sai, ma dimmi un po' ti è piaciuto tanto farti fare il culo rosso dalla tua padrona?" Ero troppo imbarazzato, dopo tanta estasi ero sceso sulla terra e sentire questo tono ridanciano di Chiara era veramente umiliante. Perché lo avevo permesso? Eppure non riuscivo a rinnegarlo, non ostante il sedere mi bruciasse. Era stato bellissimo. Lei continuò "sei ancora a pecora, maialino?" Non volevo rispondere non volevo stare in quella conversazione, Michela era vicino a me che mi teneva il telefono. Io ero ancora a pecora, sì, ma cosa potevo dire per uscire dall'imbarazzo. Forse nulla. Ero ancora eccitato e questa eccitazione era rafforzata dall'imbarazzo. "Sì" dissi "perché?" Chiesi senza pensarci, solo per non fare quello che risponde laconicamente. Invece lei pronta" bravo maialino, questa è la tua posizione giusta davanti alla tua padrona.... ho la foto in cui le baci i piedi. Bravo. Quello è il tuo posto. Magari una volta con Gianluca veniamo a trovare Michela e tu ci baci i piedi a tutti, o.k ?" Lo disse come se avesse parlato di una pizza tutti insieme. Non volevo che Gianluca sapesse di questa storia, ma come impedirlo" ma tu stai ancora con Gianluca?" "Già, ma lui è un uomo vero" "e cosa direbbe se sapesse che guardi il sedere degli altri uomini "ahahah, ma lo saprà eccome, e lo vedrà anche lui, come vedrà la foto che baci i piedi di Michela" " no ti prego non dirlo in giro, ti sei divertita abbastanza" che sciocco pregare Chiara, che soddisfazione ulteriore le stavo dando e poi, era ovvio che pregandola avrei ottenuto il contrario, infatti si fece una grossa risata "ahahah" e a quel punto Michela mi toglie il telefono dall'orecchio dicendo " adesso basta chiacchierare voi due" e riprende a parlare con l'amica " certo che sarebbe bello se veniste a pranzo..." loro continuavo a parlare di un incontro, di come si erano divertire, Michela ringraziava Chiara di avermi detto che era la mia padrona, ecc. Io mi ero eccitato moltissimo e mi dolevano le palle, il sedere andava a fuoco, mi volevo alzare, sentivo Michela dire che stavo ancora a pecora e che era imbarazzante. Piano, piano mi alzai e andai in bagno, volevo vedere come era ridotto il mio povero didietro. Che bello che era stato e che vergogna, mi ripetevo. E poi chissà ora a chi lo diranno quelle arpie. Oltre noi 4, c'era tutto il gruppo di amici di quegli anni e poi con qualcuno c'ero più o meno rimasto in contatto, e anche loro. Cosa potevo fare per non far divulgare quelle immagini? Oppure me ne dovevo fregare, infondo erano fatti miei se mi piaceva farmi malmenare da Michela e baciarle i piedi. Al solo pensiero dei suoi piedini mi stavo eccitando di nuovo. Dovevo togliermi quel calzino. Il mio culo era tutto rosso fiammante. Pensai che non mi sarei mai più potuto sedere. Che bello che era stato. Dovevo recuperare i miei pantaloni del pigiama, di mutande e di jeans non se ne poteva parlare. Ci sarebbe voluta una crema e poi mi dovevo masturbare. Ma per rispetto di Michela non me la sentivo a casa sua. La telefonata durò a lungo e le due parlarono anche di molto altro. Poi Michela mi mise una pomata e potei infilarmi i pantaloni del pigiama e togliere quel ridicolo calzino dal pisello. Non potevo sedermi allora dopo un po' mi ritrovai in ginocchio ai piedi del divano a parlare con Michela. Lei non si era vestita ed era ancora arrapante. Mi chiese se mi era piaciuto leccarle i piedi. Ne parlava come se stesse parlando di cinema. Io deglutii e cercai di rimanere a tono. Ma mi eccitavo di nuovo. Mi disse che non importava se mi eccitavo, ma voleva sapere se ero diventato un leccapiedi o se mi piaceva ancora la fica. Io sperando che nascondesse una proposta le confessai che mentre le baciavo i piedi avevo avuto voglia di baciarle la farfallina. Lei mi diede uno schiaffone in faccia e mi disse "sei un porco. Ma possibile che non possa stare a casa mia vestita come mi pare che tu mi devi guardare sempre come un maiale?" "Ma io non ti toccherei mai senza il tuo consenso" "questo l'ho visto" e detto questo allargò le gambe mostrandomi la sua passera e mi disse " questa ti eccita?" Mi arrivò una vampata di calore in viso. "Certo" dissi. "Ma oltre che leccare ti piacerebbe anche scopare?" "Ma stai scherzando? Certo". "Ma era così per sapere, non era una proposta. Non farti illusioni. Mi hai detto che non faresti niente senza il mio consenso" si stese sul divano allargando una gamba davanti a me e lasciando l'altra giù, in pratica lasciandomi in ginocchio tra le sue gambe aperte con la vulva spalancata sotto i miei occhi e proseguì" è bello sapere di poter stare a casa tranquilla come se fossi sola, sapendo che tu sei docile, docile" chiuse gli occhi e si tolse definitivamente la camicia da notte, mostrandosi nuda sotto il mio sguardo estasiato. Sentivo il bisogno di saltarle addosso. Il pene gonfio mi vibrava tra i pantaloni. "Non abbiamo più parlato di cosa tu debba fare per ripagare del piacere che hai ricevuto" " be'" feci io " Mi pare che l'umiliazione di essere visto da Chiara sia abbastanza". " noo", fece lei, avvicinando le ginocchia e toccandomi con le cosce, sempre ad occhi chiusi" al massimo possiamo fare che il piacere che hai ricevuto sotto i suoi occhi non conti, ma tutto quello prima vuoi che sia gratis?" Quanto potevo resistere a quel corpo? " pensavo che fossimo pari, ma cosa potrei fare?" " ma come pari? Godevi come un porcellino. Potresti lavare i pavimenti per ripagare delle sculacciate e lavare i piatti per ripagare il piacere che hai avuto nel leccarmi i piedi" iniziò ad accarezzarsi i peli pubici ed io volevo saltare addosso. "Avanti comincia subito" "posso leccarti la farfallina prima di cominciare" "ma cosa ti prende? Non posso più stare tranquilla? Mi voglio sparare un ditalino in santa pace. Tu puoi restare qui a guardare oppure lavare i pavimenti ma non mi toccare" e intanto si passava le dita nella passera e apriva e chiudeva le gambe "tuttalpiù puoi leccarmi le dita, ma poi dovrai lavare anche il bagno" detto questo tolse le dita dalla vulva, aprì gli occhi e mi porse le dita. Io non potevo resistere e le presi le dita in bocca. Lei, intanto con l'altra mano cominciò a toccarsi e abbassando la mano che tenevo in bocca avvicinò il mio viso alla sua fica, poi scambiò le mani offrendomi quella più ricca del suo sapore. Io presi a leccare un dito per volta, poi a ciucciarle insieme come se fossero un pene da spompinare. Lei allargava e stringeva le gambe. Poi chiuse gli occhi si abbandonò in dietro, mi tolse la mano dalle labbra e la portò con l'altra sul suo Fiore a smanettare. Per non eiaculare, mi presi il pisello in mano e lo strinsi forte, fino a farmi male. Lei che forse se n era accorta mi disse "ti piace guardare! vai a pulire casa, maialino" Mi misi ubbidientemente a pulire casa mentre lei era lì bellissima, che si masturbava. La sentivo gemere. Dovetti fare un grosso sforzo per non venire. Dopo essere venuta lei si addormentò nuda e bellissima sul divano. La guardai un po' e poi, trattenendomi dal desiderio si baciarle la bocca e la passera e i piedi e tutto il corpo, le misi una copertina perché non prendesse freddo. Poi andai a finire il mio lavoro. Quando stavo finendo di lavare il bagno entra lei, nuda e bellissima, mi guarda piegato a pulire la vasca e sghignazza. Si mette a fare pipì sotto i miei occhi e senza tirare la catena si sposta sul bidet e se la lava bene. Io le chiedo se posso rimanere a dormire da lei che non vorrei farmi vedere dai coinquilini che non riesco a sedermi. Lei mi dice di sì, ma non avrei potuto dormire sul divano che domattina doveva venire un tipo a leggere il gas. Avrei potuto dormire ai piedi del suo letto. Finito di lavarsi mi ordinò “asciugami. Ma guai a toccarmi la pelle" la asciugai con piacere e desiderio, poi lei si alzò e uscendo sputò nel lavandino e disse "lecca" ed uscì lasciandomi ammirare il suo splendido sedere. Leccai avidamente la sua saliva e finii di pulire il bagno col profumo della sua pipì nel naso.
La sera mangiai in ginocchio massaggiandole contemporaneamente i piedini intanto che lei guardava la tv. Prima di andare a dormire mi disse che non voleva assolutamente che io eiaculassi in casa sua. La notte fu meno dura del previsto, ma il pigiama mi dava fastidio per cui nella notte le abbassai fino alle ginocchia, quando se ne accorse la mattina si arrabbiò come una furia, mi disse che ero un porco ed un approfittatore a stare coop pisello di fuori "non voglio più essere toccata da te, al massimo puoi farmi da gabinetto. Vuoi farmi da gabinetto? Vuoi che ti pisci in bocca, maiale?" Certo che lo volevo, la pregai di farlo senza alcun pudore, me lo fece chiedere in ginocchio "ti prego, padrona, lasciami bere la tua magnifica urina, irrorami tutto il corpo" "ma che uomo sei?" Mi disse con sprezzo "vai e sdraiati nella vasca ed aspettami" lo feci eccitatissimo. Mi vergognavo, ma mi sentivo anche così libero nell'umiliazione più totale. Mi fece aspettare parecchio, ma poi, venne a posizionarsi a gambe aperte a poca distanza dal mio viso. Mi disse "la vedi la mia fica? Ti piace? Non la potrai toccare mai. Adesso però beneficerai del suo succo e dovrai poi ripagarmi di tanta grazia. Apri la bocca vuoi essere il mio urinale?" "Lo voglio, voglio essere il tuo gabinetto, ti prego irrorami padrona" lei rise e finalmente dalla sua divina passera sgorgò la sua piscia direttamente sul mio viso e nella mia bocca. Che bontà, bevevo con avidità, eccitatissimo. Poi iniziò a spostarsi giù sul petto, sulla pancia e poi il suo fiotto caldo arrivò sul mio pisello duro e sulle palle. Era troppo. Sentii che dopo un giorno di erezione non riuscivo più a trattenere l'orgasmo, mi girai per non eiaculare verso di lei. Venni tra la sua urina, con lo zampillo diretto tra le chiappe. Fu bellissimo. Incredibile. Venni per non so quanto tempo. L'orgasmo più trattenuto che avevo mai avuto intanto che la pipì di Michela mi colpiva il sedere. Tenevo il sedere sollevato tra gli spasmi, e intanto Michela mi diceva" ma che stai venendo? Stronzo, brutto pervertito. Ho fatto male a fidarmi di te" intanto aveva finito di fare pipì, purtroppo, e si era alzata e mi disse" adesso lecca i tuoi escrementi, pulisci la vasca e poi, senza usare il mio bagno per lavarti, vestiti ed esci". Ubbidii con piacere, leccai il mio sperma con gusto, come se fosse suo. D'altra parte era misto alla sua adorabile urina. Non avevo mai assaggiato il mio sperma prima. La sensazione era che più era schifoso, più era buono, perché l’umiliazione, la sottomissione a quella donna era un piacere. Leccai bene tutto quello sperma, inghiottendolo e ne approfittai per leccare più pipì che potei. E mentre ero lì, carponi a leccare la vasca da quella pipì tornò Michela e mi gettò i miei vestiti a terra dicendo “sbrigati, voglio che esci da casa mia il prima possibile”. Lavai la vasca, mi infilai i vestiti sul corpo bagnato ed uscii con in bocca il mio sperma e tutti i capelli ed il volto bagnati dell’urina della mia ex. Decisi che sarei andato a piedi a casa, non me la sentivo di prendere l’autobus in quelle condizioni. Dovevo fare schifo a chi mi si avvicinava ed ero felice. Felice come se avessi fatto una grande scopata. Invece ero venuto spinto dallo schizzo di pipì della donna che mi aveva cacciato di casa e costretto a girare per la città ridotto in modo vergognoso. Mi fermai e le scrissi un sms “Grazie!”. Arrivai a casa e per fortuna non c’era nessuno mi chiusi in bagno a godermi la sensazione della pipì della mia padrona. Solo quando sentii entrare qualcuno, molte ore dopo, mi infilai nella doccia e mi lavai a malincuore. Un settimana dopo arrivò l’atteso sms di Michela che diceva “ricordati che sei in debito con me, gabinetto!” Andai immediatamente in bagno e mi masturbai 3 volte.
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